Secondo gli ultimi dati Istat crolla il potere di acquisto delle famiglie. L’Istituto ha diffuso i dati relativi al terzo trimestre del 2012 registrando una riduzione dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,4% rispetto al terzo trimestre del 2011. Nei primi nove mesi del 2012, nei confronti dello stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto ha registrato una flessione del 4,1%.
In questo contesto e nell’ambito del progetto Famiglie&Consumi, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si inserisce la rilevazione dei prezzi dei principali beni di consumo alimentari da parte del Movimento Difesa del Cittadino e del Codacons che si è svolta in molte città d’Italia. Le due associazioni hanno rilevato ben 42 voci del settore alimentare in tre canali di vendita: negozio al dettaglio, grande distribuzione e mercati rionali.
I 42 prodotti alimentari corrispondono a una simulazione di spesa di scorta mensile per famiglia e riguardano pertanto le principali categorie merceologiche e nutrizionali. Dalla rilevazione svolta nel mese di gennaio si riscontra che fare la spesa presso il supermercato o il negozio sotto casa non determina grandi differenze in tema di risparmio. In alcuni casi si rileva come comprare presso la Gdo costi il 4% in più rispetto al dettagliante.
L’area geografica più cara risulta essere il Centro dove il totale della spesa raggiunge i 269 euro contro i 222 del Sud e le Isole, il 17% in più. Al Nord la spesa media è invece di 232 euro, con Torino che risulta essere la città più cara dell’area per chi fa la spesa al supermercato con 361 euro. La città più cara in assoluto del Centro è invece Perugia che registra un picco di 340 euro nella Grande distribuzione.
Il vero risparmio si può raggiungere nei mercati rionali dove per molti prodotti si registrano notevoli differenze al ribasso fino a circa il 20%. Forse merito della filiera corta, visto che in questi mercati spesso sono presenti i produttori diretti. Nel 2007 l’Antitrust aveva rilevato che sulla struttura della produzione e della distribuzione ortofrutticola italiana ( il ricarico medio sul prezzo finale, è risultato del 200%, valore ottenuto come media tra ricarichi del 77% nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) e di poco meno del 300% nel caso di filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale)
C’è però da sottolineare come nei mercati rionali non ci sia un’offerta ampia dal punto di vista della gamma e come in alcune città dello stivale questo tipo di canale di vendita sia del tutto assente. Difficile trovare le conserve, la pasta, ampie offerte di olio e surgelati.
26.02.2013