Nello scorso numero della nostra newsletter avevamo affrontato l’argomento del nuovo corpus normativo proposto dalla Commissione Europea per una catena alimentare più sicura, in seguito all’ennesimo scandalo sulla carne di cavallo venduta come carne di manzo.
Nell’analizzare i cinque atti normativi del corpus avevamo indicato che anche la salute delle piante e la sorveglianza, nonché l’eradicazione di nuovi parassiti sarebbe stata oggetto di discussione tra Parlamento e Commissione.
Ma allora perché tornare a parlare dell’argomento? Quali gli sviluppi?
Nei giorni successivi alla proposta le notizie riguardo allo scambio dei semi e la regolazione normativa delle varietà locali ha fatto infiammare il web,  allarmando i piccoli agricoltori o amatori per il timore che i semi ottenuti e utilizzati per il proprio orto possano divenire illegali. Anche importanti associazioni e movimenti come AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) e il Coordinamento Europeo Via Campesina (Ecvc) hanno espresso le loro preoccupazioni inviando a Bruxelles richieste ufficiali.
Per prima cosa è necessario fare chiarezza su alcuni punti ora in dibattito al Parlamento Europeo:
 
L’autoproduzione alimentare non è messa in discussione e nessun coltivatore o riproduttore non professionista ha l’obbligo di scegliere sementi “certificati”. Vi è però la previsione che in futuro alcune specie di piante debbano essere messe in vendita esclusivamente se certificate per assicurare un maggior livello di qualità e sicurezza.
L’obbligo di registrazione e utilizzo di sementi certificati riguarda coloro che a livello professionale si occupano di agricoltura; la Commissione definisce come non professionisti anche le micro-imprese, e quindi l’esenzione dall’obbligo di registrazione riguarda il commercio dei sementi e varietà anche su piccola scala.
 
L’obbligo di registrazione a scopo commerciale, secondo la proposta europea, è previsto per 150 specie ritenute importanti per il mercato europeo; per le varietà e specie tradizionali la registrazione sarà facoltativa e possibile mediante una normativa semplificata.
Ma cosa potrà comportare la registrazione di una specie vegetale?
Nel sito di Aiab si possono leggere le preoccupazioni  della associazione che definisce la proposta di legge: come una violenta aggressione ai diritti degli agricoltori e dei giardinieri, il rafforzamento del controllo burocratico non può essere che la morte definitiva della biodiversità. Il risultato ottenuto è, dunque, il contrario delle ragioni invocate dalla Commissione per riformare la legislazione esistente, ovvero una necessità di semplificazione amministrativa e di protezione della biodiversità.
Nel medesimo comunicato le dichiarazioni fatte da Alberto Ferrante, membro del Comitato di Coordinazione Ecvc: “In questa proposta di legge, la Commissione europea dà ampio spazio alla commercializzazione senza restrizioni sulle piante brevettate. Queste ultime vanno ovviamente a spargersi su tutti i campi, senza alcuna distinzione. Il testo di legge è fatto in questo modo: il contadino, il cui campo è stato inquinato, dovrà pagare una multa all’industria, come se fosse stato lui a rubare i sementi, mentre è proprio quest’ultima che dovrebbe chiamarsi a carico della decontaminazione dei campi dei contadini, tanto più grave è che la maggior parte di queste piante brevettate sono degli OGM nascosti” – “È un attacco diretto,  ha aggiunto Guy Kastler, responsabile delle questioni legate alle sementi contadine all’ECVCuna violenza inaudita contro i diritti degli agricoltori e le pratiche che gli hanno permesso di nutrire la popolazione fino ad ora e che gli permetteranno di farlo anche in futuro. Obbligandoci a pagare dei costi di registrazione, di controllo o delle royalties inavvicinabili, si cerca di costringerci ad acquistare le sementi dell’industria, con la dipendenza che queste ultime rappresentano e la loro sfilza di prodotti chimici e fitosanitari. Questo diventerà semplicemente impossibile per il cittadino che vuole mangiare in modo sano.”
A cura di Elena Franci