Roma, 24 luglio 2013 – “Ridurre le commissioni non è la strada da percorrere perché le ricadute sui consumatori ci saranno e saranno pesanti. Lo abbiamo già visto in Spagna, in USA e in Australia” commenta Antonio Longo, presidente dell’associazione Movimento Difesa del Cittadino (MDC) all’uscita della direttiva UE che regolamenta i pagamenti elettronici riducendo le commissioni interbancarie (IF, Interchange Fee) sulle transazioni con carte di credito/debito.
La direttiva UE riscrive le regole commerciali danneggiando i consumatori. Il legislatore europeo abolisce la honour all cards rules permettendo ai commercianti di scegliere quali carte accettare, a differenza dell’obbligo che rispetta la libera concorrenza di accettarle tutte. Non solo. Anche la non-discrimination rule viene cancellata dalla norma che riduce i costi per i commercianti, secondo una stima che la UE valuta tra 0,6 e 1,7 miliardi di euro. Un risparmio che l’UE ritiene possa finire nelle tasche dei consumatori, attraverso un calo dei prezzi di beni e servizi acquistati attraverso la moneta elettronica. Tuttavia, le esperienze di Spagna, Australia e Stati sembrano escluderlo. Inoltre la Commissione Europea non spiega nè garantisce che questi soldi vengano passati effettivamente ai consumatori.
“Il Movimento Difesa del Cittadino contesta l’impianto della direttiva – chiarisce Antonio Longo –. Siamo infatti convinti che per i consumatori lieviteranno, e non di poco, i costi dei canoni annui delle proprie carte di credito. Non siamo noi a dirlo, ma le fallimentari esperienze di Spagna, Australia e Stati Uniti: paesi, questi, in cui i legislatori nazionali hanno abbassato le commissioni interbancarie. Il risultato è stato uno sbilanciamento dei costi a danno dei cittadini che non solo non hanno beneficiato di alcun calo dei prezzi, ma addirittura hanno dovuto spendere il 50% in più per il possesso delle proprie carte, come accaduto in Spagna tra il 2006 e il 2010”.
Per MDC la Commissione Europea avrebbe dovuto prestare maggior attenzione ai dati empirici derivanti dalla riduzione delle IF: sempre in Spagna si è registrato un calo dell’1,074% delle carte in circolazione, che – se confermato anche in Italia – si tradurrà in quasi 890 mila carte in meno nel nostro Paese (in base ai dati della BCE del 2011).
Non solo, ma come evidenziato dallo studio appena presentato da I-Com a Roma la scorsa settimana, per i cittadini europei si ipotizza un incremento da 6 a 10 euro dei canoni annui delle carte di credito.
“La riduzione delle commissioni non contribuisce per niente a rilanciare i pagamenti elettronici, anzi – conclude Longo –. L’aumento dei costi delle carte per i cittadini può scoraggiarne il possesso e favorire il ritorno al contante. Non certo la strada da percorrere nella lotta alla black economy, che non può prescindere dalla tracciabilità. Da parte della Commissione sarebbe stato più opportuno concentrarsi su ipotesi di detrazioni fiscali per coloro che privilegiano metodi di pagamento tracciabili, così da incentivare per davvero l’uso della moneta elettronica”.
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