In Friuli Venezia Giulia è in atto da due anni, da parte di un gruppo di agricoltori, un tentativo forzoso di introduzione delle colture OGM. Questo senza il minimo rispetto per i diritti dei cittadini e per le produzioni agricole altrui. Ciò è inaccettabile per molteplici ragioni. Innanzitutto gli OGM richiedono una coltura altamente intensiva anche in termini di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti specifici, come e più dell’agricoltura industriale non-OGM, introducendo inoltre un circolo vizioso di dipendenza commerciale dalle multinazionali che ne detengono i brevetti. Inoltre impediscono definitivamente ogni ipotesi di un’alternativa agricola e mettono a repentaglio le alternative già esistenti come le produzioni biologiche e tipiche.
Quello che oggi è invece indispensabile è partire dalla considerazione che la terra, il cibo, i semi e la biodiversità sono beni comuni prima che merci, necessari alla sopravvivenza, alla salute degli umani e dell’ecosistema, e alla riproduzione della vita. Mentre i profitti di pochi e le speculazioni del mercato non possono essere i principi cardine che determinano natura e scopi dell’agricoltura.
Infine è necessario mettere in pratica il “Principio di precauzione” introdotto dalla Dichiarazione di Rio dell’ONU, previsto dal Trattato Comunitario Europeo e dalla legislazione italiana per il quale sta a chi propone gli OGM di dimostrare con certezza la loro non-nocività per la salute e l’ecosistema, cosa che non è mai avvenuta.
Quello che sta accadendo nel territorio del Friuli Venezia Giulia lede perciò il diritto fondamentale all’autodeterminazione e alla sovranità alimentare.
Lasciare che accada è un affronto intollerabile alla grande maggioranza che, in questo territorio come in Europa rifiuta gli OGM.
Chiediamo quindi alla Regione di:
· distruggere immediatamente i campi coltivati con mais Mon 810 in Friuli ed effettuare il
monitoraggio dei campi limitrofi per verificare e accertare gli eventuali casi di contaminazione;
· dare concretezza all’enunciata determinazione di giungere ad una Regione OGM-free, partendo da l’orientamento del prossimo PSR (Piano di Sviluppo Rurale) dove si deve sostenere solo le filiere OGM-free, cosa che può costituire un volano per rilanciare anche le colture seminative e la loro economia;
· di sostenere l’attività di selezione miglioramento delle sementi locali da parte degli agricoltori.
al Governo ed al Parlamento di:
· di attivare con urgenza (per essere pronti entro la scadenza dei 18 mesi di divieto di semina del Mon 810 definiti dal decreto interministeriale) e di concerto con le associazioni che da sempre sono attive sul fronte anti-OGM, un lavoro che porti all’approvazione di strumenti normativi che prevedano il bando definitivo della coltivazione di OGM su tutto il territorio nazionale, applicando pienamente, come fatto in altri Paesi europei, il principio di precauzione e la clausola di salvaguardia;
· varare una politica di innovazione agricola orientata alla conservazione dell’ambiente, della
biodiversità nonché delle diversità sociale e co(u)lturali e della qualità autentica dei prodotti ottenuti;
· farsi promotori, verso il Parlamento e la Commissione Europea, di azioni concrete che conducano definitivamente al bando degli OGM in tutta Europa , portando anche questi temi nel dibattito delle prossime elezioni Europee;
agli enti locali (Comuni):
· di sostenere queste istanze presso la Regione, rilanciando la campagna per i Comuni OGM free con ciò amplificando e dando spazio alla volontà dei propri cittadini.
Infine chiediamo a tutti i cittadini di continuare a chiedere una Regione OGM-free e portare tale richiesta ai propri amministratori locali e regionali.