Come se non bastasse la congiuntura economica a vessare le imprese ci si mette anche Enel Energia S.p.A., forse anch’essa a caccia di liquidità. Nel 2008, la società N. cessa la fornitura di energia elettrica. Enel energia emette una fattura di oltre 3800 euro sulla base di una lettura stimata del contatore del tutto e palesemente errata.
L’utente fa subito reclamo, chiedendo la rettifica della fattura e comunicando i consumi reali, ma Enel Energia neppure risponde. Torna alla carica 5 anni dopo, minacciando sospensioni di fornitura. Interviene il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) di Perugia e finalmente otteniamo la rettifica della fattura. Degli oltre 3800 euro richiesti ne risultano dovuti poco più di 900.
Quando pensavamo di aver finalmente definito ogni contenzioso, eccoti la sorpresa, Enel energia emette una nuova fattura per la fornitura di gas ancora attiva presso la società e carica sulla stessa oltre 670 euro di interessi per il ritardato pagamento della fattura di elettricità, poi risultata palesemente errata!
Un’evidente vessazione per l’utente che si ritrova a ricominciare daccapo con le procedure di reclamo e che inevitabilmente subisce la posizione di forza contrattuale di una società che continua a perpetrare pratiche commerciali scorrette ai danni dell’utente. Abbiamo sollecitato anche l’intervento dello Sportello per il consumatore di energia, costituito presso l’Autorità garante per l’energia elettrica e il gas al fine di tutelare gli utenti, da cui attendiamo riscontro.
Sempre più spesso ci troviamo di fronte a fatturazioni da parte dei venditori di energia elettrica e gas poco trasparenti e soprattutto basate su consumi presunti del tutto errati. Contatori elettronici che dovrebbero essere in telelettura, così da emettere fatture solo su consumo reale, che non vengono letti. Purtroppo, peraltro, la normativa definita dall’Autorità Garante per l’energia elettrica e il gas non tutela veramente gli utenti in quanto anche di fronte ad un errore palese, vorrebbe che l’utente pagasse per poi riavere il rimborso dell’indebito a seguito della rettifica della fatturazione.
Ma quando gli importi sono così elevati come nel nostro caso e il Venditore impiega ben 5 anni a fare una rettifica, noi riteniamo che nulla vada pagato e che l’autorità dovrebbe rivedere delle norme che trasferite nei contratti non possono che qualificarsi come vessatorie.