Il 10 febbraio si è svolto a Milano presso la sede della RCS Media Group, il convegno “La rete che ci piace”, promosso da Telefono Azzurro nell’ambito delle manifestazioni del Safer Internet Day 2014. Un incontro dedicato ad analizzare il rapporto di bambini e adolescenti con il web. Gli strumenti di interazione con le rete sono, infatti, parte del quotidiano dei più giovani: web, social network, chat e istant messaging, rappresentano per i più una piattaforma elettiva di comunicazione, di incontro e di crescita.
Ma se le ITC costituiscono un’importante opportunità di sviluppo personale e sociale, è pur vero che sono strumenti in grado di catalizzare anche gli eventi negativi. Come segnala una recente ricerca di UK Council for Child Internet Safety, giovani e giovanissimi in rete sono esposti a commenti negativi, linguaggio aggressivo e violento, subiscono meccanismi di esclusione dai propri coetanei, ricevono immagini sessualmente esplicite e spesso vedono violata la loro privacy. A ciò si aggiunga l’adescamento on line – aumentato del 10% in 4 anni – e il gioco d’azzardo che, in Italia, interessa il 12% degli adolescenti (dati Eurispes e Telefono azzurro, 2013). Sono dunque molti i rischi per i nativi digitali che, autodidatti del web, spesso non sono supportati da figure adulte in grado di orientarli ad un uso responsabile delle tecnologie.
E’ in questo contesto che si inserisce il meeting di Milano: un incontro che ha coinvolto i principali attori impegnati nella tutela dei minori on line. Articolato in due sessioni, il convegno ha privilegiato l’approccio multidisciplinare: policy makers, Forze dell’ordine, psicologi, sociologi, ingegneri del web e dell’economia, operatori della rete e aziende, si sono confrontati per valutare lo stato dell’arte e promuovere nuove soluzioni. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, Antonio Catricalà, Viceministro alla Sviluppo Economico- Vittoria Michela Brambilla – Presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, Patrizia Toja –Europarlamentare- il Vice prefetto di Milano, Alessandra Tripodi, l‘Assessore milanese alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino e molte altre figure di rilievo del panorama istituzionale ed economico italiano, hanno convenuto che se la rete rappresenta un opportunità, per garantire ai ragazzi una navigazione sicura sono necessari sinergie e strumenti innovativi. Inoltre, come ha evidenziato Matteo Contri, Presidente della fondazione Pubblicità Progresso, è fondamentale che questi strumenti che siano in grado di proteggere senza compromettere i principi di libertà e di universalità che caratterizzano il web. Occorre, dunque, un approccio multidisciplinare e pragmatico per garantire standard minimi di sicurezza nella navigazione.
Come pure andrebbero previste figure adulte di riferimento, in grado di orientare i ragazzi e supportarli nei momenti di “crisi”– come, ad esempio, quella proposta nel disegno di legge sostenuto dalla Commissione dei Diritti Umani che prevede l’inserimento di un referente in ogni scuola. Ancora una volta gli insegnati sono chiamati ad assumersi le responsabilità proprie di un’Agenzia educativa ma, accanto a loro, occorrono l’impegno delle famiglie e input positivi di provider e social network.
Ma se in Canada l’accesso dei minori a internet richiede il placet dei genitori e l’impegno europeo per un safer internet è più che ventennale, in Italia a che punto siamo? Accanto all’attività costante e fattiva degli Organi Giudiziari e della Polizia Postale, alla sensibilità dei decisori politici e all’importante ruolo di tutela e formazione svolto dalle associazioni, non mancano proposte di soft low che prevedono codici di autoregolamentazione (vedi box) o convenzioni come quella stipulata tra Telefono Azzurro e l’Ordine degli Avvocati di Milano che prevede la condivisione delle reciproche professionalità. Mentre, tra le tutele per le vittime del web, va ricordato l’ammonimento del Questore, strumento alternativo alla querela, che consente alla vittima di chiedere al Questore l’ammonimento del persecutore affinché non ponga più in essere comportamenti lesivi della libertà, della salute e dell’equilibrio psico-fisico. Una procedura che secondo Pietro Forno, Procuratore aggiunto di Milano e Coordinatore del Pool anti reati di pedofilia e pedo pornografia, sta ottenendo elevate percentuali di successo.
E un importante contributo al dibattito è giunto anche dai protagonisti della giornata, i ragazzi che, rappresentati dagli studenti di alcuni Istituti milanesi, non hanno esitato nel richiedere tutele concrete e maggiore informazione sugli strumenti per difendersi dalle insidie della rete. Un feed back significativo che testimonia la necessità di proseguire – e perfezionare – quanto realizzato fino ora.