L’Italia è un Paese che punta sugli uomini: mansioni dirigenziali, rappresentanza politica, migliore trattamento economico, lavorativo e sociale. Ruolo ancora marginale invece per le donne: gli italiani sono concordi nel ritenere che la discriminazione di genere sia un fenomeno che c’è e pesa.
Sono questi i dati emersi dall’indagine conoscitiva condotta da Movimento Difesa del Cittadino (MDC) e Codacons nell’ambito del progetto “Dalle pari opportunità alla partecipazione protagonista”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Quasi la totalità degli intervistati ritiene che siano gli uomini a occupare ruoli di rilevanza all’interno di enti, aziende, associazioni e circa un intervistato su tre ritiene le donne siano poco rappresentate nella sfera politica e istituzionale.
La percentuale si alza per la percezione della discriminazione di genere in ambito lavorativo, economico e sociale fino a raggiungere l’80% della popolazione.
Da un punto di vista lavorativo infatti la differenza occupazionale riguarda ben 10 punti percentuali tra uomini e donne, con picchi maggiori al sud. L’analisi congiunta per sesso e fasce d’età suggerisce che la duplice condizione di donna in giovane età è penalizzante per l’accesso nel mondo del lavoro. In particolare sono 4 gli aspetti su cui si è concentrata l’indagine: accesso al mondo del lavoro, possibilità di carriera, differenziale salariale e livello contrattuale a parità di mansione e titolo di studio.
Tra questi il 65% ritiene che gli aspetti più problematici siano proprio la possibilità di carriera e l’accesso al mercato del lavoro, cause principali la maternità, se non accompagnata da strumenti di tutela idonei, e un’idea ancora troppo stereotipata della donna legata a un fattore culturale.
Più della metà degli intervistati ritiene che le tutele esistano ma non vengano correttamente applicate, ma nello specifico non sono a conoscenza delle leggi e delle agevolazioni in materia. Ma il dato più interessante è che il 70% dichiara di aver avuto esperienza diretta o indiretta di discriminazione di genere a lavoro, 8 donne su 10 a questa domanda hanno purtroppo risposto affermativamente.
Politiche rivolte alle famiglie come l’ampliamento e il miglioramento dei servizi per l’infanzia, un potenziamento delle istituzioni che promuovono la parità di genere ma soprattutto una svolta culturale e sociale: queste le possibili soluzioni proposte dai cittadini.
A livello europeo l’Italia è agli ultimi posti per tasso di occupazione femminile e rappresentanza politica, anche se qualcosa nell’ultimo anno sta iniziando a muoversi. I vicini europei, sulla scia dei programmi di promozione delle pari opportunità dell’Unione Europea, hanno iniziato ad adottare diverse misure per favorire l’imprenditoria femminile e applicare il principio della parità di genere. Molte le best practices che emergono dall’indagine e che tracciano il giusto percorso da seguire in futuro.
Infine, sempre in riferimento alla situazione italiana, va sottolineato il caso virtuoso delle associazioni, laboratori di democrazia e promozione delle diversità. Sono sei grandi associazioni nazionali quelle prese in esame nell’indagine per numero di iscritti e presenza femminile nei ruoli dirigenziali e il dato emerso è che 4 su 6 coinvolgono le donne da questo punto di vista sia a livello nazionale che regionale.
“Una vera e propria sfida sociale quella che abbiamo condotto con questo progetto – dichiarano Movimento Difesa del Cittadino e Codacons – che ha messo a disposizione delle donne tanti strumenti utili e portato a conoscenza di leggi di tutela. La nostra associazione proseguirà il suo impegno su questo importante tema perché c’è ancora molto da fare per sensibilizzare istituzioni e imprese”.