Cambiano le tecnologie e, accanto a nuovi canali di vendita, aumenta l’uso del web anche nel settore del commercio: ma come vivono tutto questo i cyberconsumatori? Per valutare luci ed ombre del mercato elettronico, che nel solo 2013 in Italia ha mosso un giro d’affari oltre 9 miliardi di euro, Assoutenti, Confconsumatori, Cittadinanzattiva, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori, hanno realizzato la ricerca “Lo shopping online: opportunità e rischi per il consumatore”.
L’indagine sarà presentata nel corso del Convegno “Il commercio elettronico, un fenomeno in rapidissima e costante espansione: diritti e tutele” che si svolgerà a Milano dalle ore 14.00 presso Palazzo Pirelli – Sala Pirelli, in Via Fabio Filzi 22.
Finalizzata a valutare la consapevolezza di chi acquista in rete, l’indagine propone, accanto all’identikit del consumatore tecnologico, le modalità e le criticità del acquisto online.
E’ giovane, il 51,9% del campione ha tra i 25 e i 44 anni, ha un grado di istruzione medio alto (il 71,6% ha conseguito almeno il diploma di scuola media superiore) e sceglie l’acquisto online perché comodo, rapido e più conveniente, come afferma circa i due terzi del campione.
Ancora poco informato sui diritti e le tutele (non sempre è in grado di esercitare il diritto di recesso o identificare il responsabile del prodotto acquistato) ha però ben presente quali sono le criticità del commercio elettronico: infatti, se due potenziali consumatori su cinque ritengono, genericamente, di non essere sufficientemente tutelati, quattro su cinque diffidano dei pagamenti online mentre, tra i consumatori abituali, uno su tre lamenta la mancanza di assistenza nel post vendita.
Ma come garantire anche nel mercato digitale, una tutela e una trasparenza adeguate alle richieste dei consumatori? Secondo gli intervistati, accanto a maggiori controlli e più informazione, sono fondamentali le certificazioni (81%), la sicurezza nei pagamenti (83%) e, prima per importanza, la possibilità di verificare la conformità del prodotto alla consegna (87%).
Per promuovere il consolidamento di una cultura anticontraffazione, l’indagine ha dedicato un focus per valutare la percezione di quanto il fenomeno sia diffuso anche nell’ambito digitale.
I risultati confermano la consapevolezza del consumatore: il 42,7 % ritiene infatti che online sia più facile reperire “repliche” dei prodotti di marca mentre, solo il 16,6% afferma che questa modalità di acquisto possa contenere il fenomeno. Meno positivi, invece, i dati sul fronte delle responsabilità. Il 31,7% non ritiene che il proprio acquisto possa alimentare il reato della contraffazione, il 42,4% crede che siano le aziende le responsabili del fenomeno mentre, il 32,3% è convinto che le conseguenze della contraffazione si ripercuotano solo sulle case di moda.
Dati che testimoniano una scarsa consapevolezza dei cittadini sulle ricadute economiche e sociali del fenomeno e che confermano la necessità di promuovere e proseguire l’impegno congiunto di Istituzioni, Aziende e Associazioni per contrastare un mercato che fattura 6,5 miliardi di euro, sottrae 105 mila posti di lavoro all’economia legale e provoca un mancato gettito fiscale pari a 5,3 miliardi.
L’indagine rientra tra le attività previste dal progetto “E@sycommerce”, realizzato nell’ambito del Programma regionale di tutela dei consumatori 2013-2014.
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