“Origine in etichetta: dopo i formaggi, la pasta e il riso, questa è la volta di conserve, sughi e derivati. La strada per un’etichetta trasparente e per la tutela del Made in Italy è fatta di tappe. Il passato ci insegna che la vera lotta è a livello europeo, a Bruxelles l’Italia deve far sentire la propria voce per estendere norme come questa anche agli altri Paesi”. Questo è il commento di Silvia Biasotto del Movimento Difesa del Cittadino sul decreto interministeriale del Ministero delle politiche agricole e dello Sviluppo Economico che introduce l’obbligo di indicazione di origine in etichetta per derivati, come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che per sughi e salse composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
La norma risponde alla volontà degli italiani. L’ultima consultazione online del Mipaaf sull’origine dei prodotti ha coinvolto 26.500 partecipanti. Oltre il 96% del campione ha dichiarato essere molto importante che sull’etichetta sia scritta in modo chiaro e leggibile l’origine dell’alimento e per 8 italiani su 10 assume un’importanza decisiva al momento dell’acquisto che il prodotto sia fatto con materie prime italiane e sia trasformato in Italia.
Ma come sarà la nuova etichetta per i derivati di pomodoro?
Sulle confezioni dovrà essere indicato sia il “Paese di coltivazione del pomodoro” (nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato) sia il “Paese di trasformazione del pomodoro” (nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato). Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
“I cittadini non troveranno da subito in commercio questa etichettatura – conclude Biasotto – perché è prevista una fase per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte. I provvedimenti introducono la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura”.