Di Francesco Luongo, Presidente Nazionale
L’allarme lo aveva lanciato l’agenzia Moody’s: l’Italia sarà l’unica eccezione in Europa all’aumento dei ricavi nel mercato delle telecomunicazioni per il 2018. A negare alle TELCO nel Belpaese la partecipazione al magro +1% previsto nel settore, l’ingresso nella telefonia mobile della francese Iliad, destinata nei prossimi 12 mesi a erodere i margini già risicati di TIM, Vodafone e Wind Tre, con una flessione prevista del 5% sul segmento mobile. Niente di nuovo in un settore dove la concorrenza tra operatori ed il trasferimento su internet di servizi tradizionali, come gli SMS, ha fatto registrare tra il 2012 e il 2016 una riduzione dei ricavi del 16%, concentratasi nel triennio 2012-2014 (-15,2%), ma una pessima notizia per chi aveva visto la luce in fondo al tunnel con la “ripresina” dello 0,5% registrata nei bilanci lo scorso anno, escludendo TIM.
Cosa inventarsi allora per aumentare i profitti ed arginare le imminenti perdite? Semplice, ispirandosi al caro vecchio aumento del canone, le maggiori compagnie telefoniche hanno deciso l’instaurazione di un calendario a sé stante, in cui il mese dura 28 giorni e le bollette del telefono fisso (o offerte congiunte fisso mobile) diventano 13 all’anno con un aumento dei costi per gli utenti stimato nell’8,6% pari a circa 1,19 miliardi di euro. La rivolta dei consumatori non si è fatta attendere e stavolta l’AGCOM e la “Politica”, quest’ultima particolarmente sensibile alle istanze dei cittadini nei periodi preelettorali, sono intervenute senza concedere margini alla povera ASSTEL, che ha cercato in tutti i modi ed in tutte le sedi di difendere una mossa tariffaria particolarmente azzardata ed anti popolare. Alla diffida dell’Autorità a riportare la fatturazione su base mensile dal 23 giugno scorso (Del 121/17/Cons) ed alla mobilitazione delle associazioni dei consumatori tra cui il nostro Movimento con una petizione al Ministro dello viluppo Economico Calenda ed alla stessa AGCOM, sono seguiti nell’ordine: il Decreto Legge n. 148/17 con l’obbligo ex lege di fatturazione a 30 giorni nelle TLC e le sanzioni del 21 dicembre scorso di 1.60 milioni di euro ciascuno per Tim (Del. 499/17), Vodafone (Del. 498/17), Wind Tre (Del. 497/17) e Fastweb (Del. 500/17).
All’importo risibile delle multe l’Autorità ha aggiunto anche l’obbligo “di stornare gli importi corrispondenti al corrispettivo per il numero di giorni che, a partire dal 23 giugno 2017, non sono stati fruiti dagli utenti in termini di erogazione del servizio a causa del disallineamento fra ciclo di fatturazione quadrisettimanale e ciclo di fatturazione mensile. Inoltre nella prima fattura emessa con cadenza mensile l’operatore è tenuto a comunicare con adeguato risalto che lo storno è avvenuto in ottemperanza al provvedimento”. Tra inevitabili ricorsi al TAR e le migliaia di diffide ai rimborsi della nuova campagna “SOS Bollette a 28 giorni” avviata dal Movimento, si annuncia un nuovo anno sulle barricate per gli utenti della telefonia ed operatori che hanno deciso la via della forza a quella del dialogo con le associazioni dei consumatori, subendone le ovvie quanto meritate conseguenze.