«Tra le misure di contenimento della pandemia di Covid-19, l’opportunità di sperimentare forme di lavoro alternative che siano in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini è da cogliere di buon grado, e da considerare anche al termine della crisi» afferma il Presidente Nazionale di MDC Francesco Luongo, il quale aggiunge «Lo smart working può infatti rappresentare un’alternativa valida agli spostamenti spesso più stressanti del lavoro stesso, ma questo non può e non deve far decadere i lavoratori da diritti ormai acquisiti come è quello dei buoni pasto che almeno in parte sostengono il reddito delle famiglie dai sovracosti del telelavoro.»
Il lavoro agile viene disciplinato nel nostro ordinamento dalla Legge n. 81 del 2017, all’interno della quale si specifica che i termini e le condizioni del lavoro agile non prevedono il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali: le contrattazioni avvengono dunque sul piano individuale. La conseguenza diretta di questa disposizione è che aspetti rilevanti tradizionalmente affrontati con contrattazione collettiva, ad esempio il diritto al buono pasto o al ticket restaurant, restano privi di regolamentazione univoca, aperti alle interpretazioni delle singole aziende.
È indubbio che gli accordi presi al di fuori delle contrattazioni collettive siano comunque validi e meritano di essere rispettati. Tuttavia, molte disposizioni di questi risalgono ad un contesto oggi abbondantemente superato, in considerazione del fatto che i lavoratori in questi mesi sono stati costretti a lavorare da casa, non per frutto di propria scelta di convenienza. E il buono pasto, in una situazione di crisi generalizzata com’è quella odierna, rappresenta una misura di welfare di cui è difficile fare a meno.
Il Movimento Difesa del Cittadino tiene a ribadire l’importanza del buono pasto sotto diversi punti di vista. Innanzitutto, è un importante strumento di sostegno al reddito: un buono pasto per ogni giorno di lavoro nell’arco di un anno equivale infatti, per le fasce di reddito più deboli, ad una mensilità in più. Ciò lo rende molto più di un mero strumento di risparmio, in quanto contribuisce a soddisfare un bisogno primario, implicando dunque anche una dimensione etica. Inoltre, svolge una funzione fondamentale per l’economia del territorio, poiché può trasferire risorse verso settori dell’economia locale come la ristorazione, fortemente colpita dalla crisi attuale, grazie ad un incremento dei consumi da parte dei beneficiari.
Tutti questi elementi rappresenterebbero un importante contributo al lavoratore, già alle prese con difficoltà economiche provenienti da cassa integrazione, dall’aumento delle utenze dovuto ad un aumento dei consumi per lavorare da casa, oppure – esulando dal discorso economico ma toccando un aspetto importante sotto il profilo sociale – della perdita di ogni momento di privacy all’interno dell’ambiente familiare.
Nonostante queste considerazioni, l’orientamento attuale del Dipartimento della Funzione Pubblica è generalmente di non riconoscere ai lavoratori agili il buono pasto. L’unica apertura è stata data nei confronti dei dipendenti pubblici, dietro confronto con le rispettive organizzazioni sindacali. Ciò rappresenta un ulteriore problema, perché come ribadisce il Presidente Francesco Luongo «Il buono pasto deve essere riconosciuto un diritto verso tutti i lavoratori, a prescindere dal fatto che siano appartenenti al settore pubblico o al privato». «Chiediamo dunque», prosegue Luongo, «che dal Ministero provengano in tempi rapidi delle risposte chiare in direzione del riconoscimento dei buoni pasto, in quanto le disposizioni precedenti non tengono adeguatamente in considerazione le rinnovate esigenze dei lavoratori in tempi di smart working».
MDC, con quest’ulteriore intervento, continua il proprio impegno nella campagna “Il buono a tavola”, con l’obiettivo di informare i consumatori sulla natura, le caratteristiche e l’utilità dei buoni più che mai necessari quale ulteriore sostegno alla spesa alimentare delle famiglie, in piena emergenza coronavirus. Con riferimento alle misure emesse a contrasto della pandemia, si informa che alla luce del nuovo DPCM il buono pasto può essere speso dopo le 18 per il delivery.