La campagna “Il Buono a Tavola” prosegue, e il Movimento Difesa del Cittadino – tramite le parole del suo Presidente Nazionale Francesco Luongo – ribadisce la preoccupazione per il trattamento normativo a cui è sottoposto lo strumento dei buoni pasto in una fase di smart working forzata. «Lo smart working per milioni di italiani è diventata una realtà a cui, volenti o nolenti, hanno dovuto abituarsi; l’emergenza pandemica ha reso obbligato ed affrettato un passaggio che poteva essere fatto più gradualmente. Non è però nelle nostre intenzioni» prosegue Luongo «rimanere a guardare mentre questa necessaria fretta porti a trascurare la necessità di un adeguato trattamento dello strumento del buono pasto anche in smart working, una modalità di lavoro del tutto assimilabile a quella in presenza, in cui va garantito un diritto alla pausa pranzo, identico a quello riconosciuto ai lavoratori che fisicamente si recano in ufficio».
Secondo lo studio dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, durante il primo lockdown più di sei milioni e mezzo di italiani hanno lavorato da casa e la maggior parte di questi, più di 5 milioni, in futuro non tornerà indietro. È dunque opportuno iniziare a evidenziare alcune tematiche che saranno sempre più rilevanti, ed una di queste è il buono pasto.
Ciò che sta emergendo in queste fasi è un caotico dibattito sul tema buoni pasto e lavoro agile, caratterizzato da orientamenti ed interpretazioni contrapposte, che corrispondono a trattamenti diversi adottati nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’attuale normativa poggia sulla legge 81/2017, che disciplina il lavoro agile. L’art. 20 specifica che «Il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato […] nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda». Seguendo questa disposizione, il buono pasto dovrebbe ottenere riconoscimento anche in modalità di lavoro agile.
Il lavoro agile, infatti, altro non è che una diversa «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato» (art. 18, c. 1 della legge 81/2017), tanto che è previsto esplicitamente che «gli incentivi di carattere fiscale e contributivo eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato sono applicabili anche quando l’attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile» (art. 18, c. 4).
In tal proposito, sempre secondo lo studio del Politecnico di Milano, un terzo dei “nuovi lavoratori agili” si è concentrato nelle grandi imprese; poco meno di un terzo (quasi due milioni) sono stati dipendenti pubblici, mentre il resto è stato distribuito equamente tra microimprese e piccole e medie imprese. Da quest’analisi notiamo come la realtà dello smart working sia stata piuttosto “democratica” nel coinvolgere in maniera bilanciata le varie categorie di lavoratori. Ciò che rischia di non essere equo è il trattamento riservato al buono pasto: l’erogazione del buono pasto è, infatti, soggetto alle singole contrattazioni individuali, e in questo senso i dipendenti pubblici, insieme a tutti quelli con un sindacato ben strutturato a sostegno, hanno sicuramente un vantaggio rispetto a chi ne è sprovvisto. Sarebbe dunque auspicabile che tutti i datori di lavori mantengano un comportamento etico nei confronti dei propri dipendenti e non utilizzino lo smartworking emergenziale come terreno di facili risparmi e mantengano, quindi, il diritto al buono pasto per a tutti i lavoratori in smart working. Va ricordato, inoltre, che grazie al ricorso allo smartworking le aziende hanno la possibilità di continuare le attività e mantenere inalterata la propria produttività.
«Ormai da diversi mesi il paese è segnato da una crisi che sta richiedendo a tutti noi grandi sacrifici» conclude il Presidente Luongo, che aggiunge «ed è per questo che come MDC riteniamo importante che vengano messi a disposizione dei cittadini tutti gli strumenti necessari ad alleviare la sofferenza a cui sono sottoposti. E il buono pasto è sicuramente uno di questi».