I “piatti pronti” hanno fatto registrare, tra tutti i generi alimentari, il record di aumento delle quantità acquistate: più del 10% negli ultimi 10 anni. Nella categoria dei cibi elaborati, i consumi di verdure pronte sono triplicati, arrivando nel 2010 ad essere presenti nel carrello di 1 italiano su 2, soprattutto le “insalate pronte”. Nel 2011, il volume di mercato dell’ortofrutta pronta per l’uso, la cosiddetta “quarta gamma”, è stato pari a 90 milioni di kg per una spesa di 700 milioni di euro.
Questa tipologia di alimenti che include anche sughi, surgelati, caffè in cialde, piatti pronti refrigerati, barrette di cereali, frutta già tagliata in vaschetta e prodotti light, ha impatti ambientali molto elevati, prioritariamente dovuti alle richieste di energia nelle fasi di produzione e conservazione. Basta a tal fine citare la «catena del freddo» per la conservazione degli alimenti surgelati. Le emissioni di CO2 per la generazione del freddo derivano sia dall’elevato consumo energetico di corrente degli impianti, sia da emissioni dirette, dovute cioè alle perdite di gas refrigeranti anch’essi capaci di contribuire all’effetto serra.
Per valutare l’impatto dei principali alimenti, un indicatore del livello di insostenibilità del sistema alimentare contemporaneo è dato dal rapporto fra l´energia consumata per la preparazione di un alimento e l´apporto energetico dell´alimento stesso.
Ridurre perciò il consumo di questi alimenti, non può che giovare all’ambiente e alla salute, preferendo prodotti freschi e, come detto più volte, di origine biologica e locale.
Risparmio stimato in un anno: circa 186 euro / 390 Kg CO2 equivalenti
Fonte: EcoLife