Grazie alla sanità elettronica si possono risparmiare fino 14,4 miliardi di euro, ma l’Italia è ancora molto indietro. È quanto emerge da uno studio presentato alla conferenza sulla sanità elettronica che si tenuto a Roma e promossa dal Ministero della Salute nell’ambito della presidenza italiana del Consiglio dell’Ue.
In Italia “lo sviluppo dell’e-health sta andando male”, secondo l’autore dello studio Mariano Corso, direttore scientifico dell’Osservatorio sull’innovazione digitale Politecnico di Milano. Il nostro Paese “dovrebbe investire almeno il triplo delle risorse se guardiamo a ciò che accade negli altri Paesi Ue”. La spesa per la sanità digitale, infatti, è stata nel 2013 di 1,17 miliardi (-5% rispetto i 1,23 del 2012), e i dati mostrano che la spesa pro capite per la sanità digitale è di 21 euro mentre in Danimarca sono 70 euro e in Francia 40.
Per l’esperto con la sanità digitale possiamo arrivare a risparmiare oltre 14 miliardi, di cui 6,8 nelle strutture sanitarie (Asl, Regioni e ospedali) e 7,6 per i cittadini. “Le Asl e gli ospedali – evidenzia Corso – potrebbero ridurre 3 mld con medicina del territorio e l’assistenza domiciliare, 1,39 mld con la cartella clinica elettronica, 860 mln con i referti digitali, 370 con i referti via web, 860 mln con la gestione informatizzata dei farmaci“. Mentre i cittadini potrebbero risparmiare 4,6 miliardi con i referti via web, 2,2 miliardi con la medicina a domicilio, 170 milioni con la gestione dei farmaci online e 640 milioni con le prenotazioni online”.
Abbiamo però delle “eccellenze”. Durante il summit di Roma, sono stati infatti premiati nove ospedali per i livelli raggiunti in termini di Information technology: tra questi l’Azienda Ospedaliera di Vimercate (Monza e Brianza), l’Ismett di Palermo, gli ospedali S. Luca di Trecenta e S. Maria della Misericordia di Rovigo, entrambi dell’Azienda Ulss 18 di Rovigo.
a cura di Livia Parisi
Il Salvagente