Il Consiglio Europeo ha approvato il Regolamento che disciplina i pagamenti con moneta elettronica imponendo un tetto unico alle commissioni. Per la chiusura definitiva dell’iter legislativo, iniziato due anni fa, si attende solo la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale dell’UE prevista per le prossime settimane.
“Più volte abbiamo sottolineato le criticità della norma europea – commenta Antonio Longo, presidente di Italian E-Payment Coalition (IEPC) – ma non siamo stati ascoltati. Il Regolamento UE rischia di avere effetti deleteri per i consumatori e lede la libera concorrenza, perché si applica solo ad alcuni tipi di carte e costringe i cittadini a pagare canoni annui più alti o sovrapprezzi per ogni transazione”.
Dopo l’approvazione formale del Parlamento UE, il sì del Consiglio traduce in legge il Regolamento che fissa il cap delle commissioni sui pagamenti con carta di debito allo 0,2% e allo 0,3% per gli acquisti con carte di credito. La norma europea, però, non verrà applicata a tutti i circuiti ma solo ai cosiddetti circuiti a 4 parti, (Visa e Mastercard), escludendo quelli a 3, (Diners, PayPal e American Express).
“Applicare un unico tetto alle transazioni significa chiedere più soldi ai cittadini che vedranno crescere i costi annui delle proprie carte – precisa Longo –. Un effetto reso inevitabile dal probabile aumento dei costi disposto dalle banche per fronteggiare i mancati ricavi delle commissioni. A questo si aggiunge il rischio sovrapprezzo, previsto dalla legge, per i titolari di carte Diners, PayPal e American Express. Senza contare che, oltre al problema dei costi, la nuova legge creerà confusione tra i consumatori, non applicandosi a tutti i circuiti”.
IEPC si augura che non si ripeta quanto successo, tra il 2006 e il 2010, in Spagna dove il Governo ha disposto la riduzione media delle commissioni interbancarie del 57%. Un provvedimento che ha causato l’aumento del 50% dei costi annuali delle carte di credito e costretto i consumatori a sostenere spese extra, pari a oltre 2.350 miliardi di euro, come evidenziato dallo studio delle Università di Madrid, Rey Juan Carlos e UNED.
Sarebbe stato preferibile seguire l’esempio di Paesi come la Corea del Sud e l’Argentina, Paesi nei quali interventi strutturati ed incentivi ai consumatori hanno ridotto notevolmente l’uso del contante e contrastato l’economia sommersa.