Editoriale Diritti&Consumi – Di Francesco Luongo, Presidente Nazionale
Il Codice del Consumo del 2005 resta la più grande conquista dei consumatori italiani degli ultimi 12 anni. Un testo unico che comprendesse tutte le norme comunitarie di tutela dei consumatori recepite o per meglio dire imposteci dall’Europa a suon di oltre 21 Direttive a partire dagli anni 90 sembrava un sogno, ma lo abbiamo ottenuto e va difeso. Essere cittadini europei significa avere gli stessi diritti e garanzie in tutti i Paesi dell’Unione nel sempre più utopistico “Mercato Unico Europeo”.
Il problema è che, dopo tutti questi anni, le garanzie previste per l’acquisto di beni o servizi, invece di essersi definitivamente consolidate, vengono sistematicamente aggirate da molte imprese con gli stratagemmi più incredibili. E’ il caso della “garanzia legale” prevista dagli articoli 128-133 del Codice per l’acquisto di prodotti difettosi o non conformi all’uso dichiarato dal venditore. In questi casi il consumatore può chiedere, a sua scelta, la riparazione o la sostituzione del bene senza alcun addebito di spese, salvo che il rimedio richiesto sia impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro. Grazie alle segnalazioni di consumatori rivoltisi alle sedi territoriali del Movimento, abbiamo scoperto che Indesit e Whirlpool, per le riparazioni degli elettrodomestici, fanno versare al cliente un contributo pari a € 30,00 per ogni intervento sul presupposto che, decorsi 6 mesi dalla consegna del prodotto, graverebbe sul consumatore l’onere di dimostrare la sussistenza dell’originario difetto di conformità. Se il consumatore non riesce a fornire tale prova l’intervento in garanzia non viene assicurato gratuitamente come invece previsto. Inoltre le due società, anche per gli elettrodomestici a marchio Ariston e Ignis, escluderebbero in assoluto dalla copertura della garanzia di conformità alcune componenti del prodotto come oblò, parti in plastica e maniglie da sostituite sempre e comunque a spese del cliente.
Queste scelte commerciali rischiano di porsi in contrasto con i diritti fondamentali previsti dal Codice del Consumo e meraviglia non poco che, ancora nel 2017, importanti aziende internazionali impongano procedure del genere all’intera catena distributiva degli elettrodomestici in Italia. Un fatto grave, che non potevamo esimerci dal segnalare all’Antitrust. E proprio l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, grazie alla nostra iniziativa, ha avviato a Marzo un’ istruttoria per pratica commerciale scorretta nei confronti delle due aziende per verificare se le pratiche commerciali segnalate contrastino con gli articoli 20, comma 2; 21 comma 1- lett. G), nonchè 24 e 25 del Codice del Consumo.
Restiamo in attesa dei risultati dell’inchiesta e di iniziative concrete da parte delle società interessate per limitare e correggere gli effetti di queste condotte sui clienti, ma si tratta di un caso emblematico che dimostra come il cammino per far conoscere e difendere i diritti più elementari dei consumatori nel nostro Paese sia ancora lungo e pieno di difficoltà.