Dopo l’effetto annuncio sulla nuova legge contro il cyberbullismo approvata ieri dalla Camera, il Movimento Difesa del Cittadino entra nel merito dei contenuti, sottolineandone luci ed ombre. Se da una parte la legge fornisce strumenti concreti di contrasto, come la possibilità per il minore di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento dell’aggressione o la procedura di ammonimento, dall’altra non vengono previsti finanziamenti strutturali per attivare programmi di formazione ed educazione verso studenti e docenti.
“Il Movimento Difesa del Cittadino apprezza il passo decisivo che l’Italia ha effettuato dotandosi di una legge per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo che mette al centro la vittima, la scuola e la prevenzione” commenta Silvia Biasotto del Movimento Difesa del Cittadino.
“Questa legge è sicuramente un passo in avanti nella lotta a queste nuove e pericolose forme di bullismo ai danni dei minori soprattutto sui social – dichiara Francesco Luongo, il Presidente Nazionale del Movimento Difesa del Cittadino – Nutro invece seri dubbi sulla efficacia di una legge che mette al centro le scuole per la prevenzione e l’educazione con la creazione di un referente scolastico e programmi di formazione per cui non sono previsti finanziamenti strutturali”.
Senza risorse adeguate sulla informazione delle famiglie e la formazione dei docenti delle scuole la nuova legge rischia il flop, secondo l’Associazione dei consumatori, non essendo possibile pensare di arginare il cyberbullismo solo grazie all’opera di contrasto affidata alle Questure ed al Garante Privacy, che rischiano di essere inondati di segnalazioni e denunce cui difficilmente potranno fare fronte con la rapidità richiesta dal web.
Il Movimento Difesa del Cittadino farà la sua parte sostenendo e promuovendo idonei programmi di supporto alle istituzioni scolastiche. L’Associazione è da anni impegnata sul fronte della prevenzione al fenomeno del cyberbullismo con il progetto europeo Generazioni Connesse coordinato dal Miur.
“L’associazione – spiega Biasotto – è presente nelle scuole con i suoi esperti con attività formative che coinvolgono non soltanto bambini e ragazzi ma anche gli insegnanti e i genitori. Perché la prevenzione parte proprio dai nuclei fondamentali della società, quali sono le famiglie, impegnate nel delicato compito di educare e di entrare in contatto con la c.d. Generazione Z. I ragazzi devono sapere che non sono soli e che docenti e genitori possono essere dei reali punti di riferimento”.