I clienti di Banco Popolare BPM, UBI Banca, ma anche quelli di Intesa San Paolo e Deutsche Bank hanno diritto al rimborso delle somme prelevate dai propri conti nel 2016 con la giustificazione di dover compensare il contributo al Fondo di risoluzione per salvare le 4 banche Etruria, Marche, CariFerrara, Carichieti. A darne notizia è il Movimento Difesa del Cittadino cui è stato notificata ieri una nota di Bankitalia all’esito di un esposto denunciando l’illeicità di prelievi una tantum, stabiliti da alcune banche con la giustificazione di “parziale recupero dei contributi versati dagli istituti per alimentare il Fondo Nazionale di Risoluzione previsto dalla Direttiva UE/2014/59 (Bank Recovery and Resolution Directive)”.
Nel caso specifico del Banco BPM, lo scorso settembre, con Delibera del Comitato Esecutivo, i correntisti, sia privati che imprese, si sono visti annunciare un addebito una tantum di 25 euro sotto la voce “spese fisse di liquidazione” come parziale recupero dei contributi versati dal Banco Popolare al neo costituito “Fondo Nazionale di Risoluzione”. Contributi che, per il quarto gruppo bancario italiano, pari a 152,1 milioni di euro per l’anno 2015.
“Il Movimento Difesa del Cittadino ha presentato un esposto urgente a Banca d’Italia denunciando l’illiceità degli addebiti del tutto ingiustificati, illegittimi e vessatori per i correntisti” ricorda l’Avv. Francesco Luongo Presidente nazionale del Movimento Difesa del Cittadino che spiega: “Tale aumento, oltre ad essere del tutto arbitrario rispetto alla quantificazione, non risultava assimilabile ad una modifica del contratto possibile all’art 118 TUB essendo la motivazione del tutto generica e non assimilabile al giustificato motivo richiesto dalla norma. La stessa Direttiva sul bail-in prevede il divieto di spalmare sulla generalità dei correntisti nazionali gli effetti della malagestio bancaria”.
All’esito delle denunce, Bankitalia ha comunicato ieri che è stata richiesta agli istituti la restituzione delle somme in base a quanto stabilito nella comunicazione del 28 marzo 2017 secondo cui le modifiche unilaterali ai contratti sono vietate tra l’altro quando: “realizzano interventi sulle tariffe, anche una tantum, a fronte di costi allo stesso tempo già sostenuti, non ricorrenti e che hanno già esaurito i loro effetti, in quanto in questi casi non si pone un problema di riequilibrio pro futuro e in via continuativa dei reciproci impegni delle parti rispetto a quanto originariamente convenuto. Inoltre, interventi una tantum si traducono di fatto in prelievi occasionali che, dal punto di vista del cliente, riducono l’incentivo a valutare l’opportunità del recesso, anche nei casi in cui sarebbe conveniente. Inoltre ripetute manovre una tantum possono dare luogo ad un effetto di lock in della clientela che contrasta con le finalità della disciplina in tema di jus variandi;”
“La Vigilanza di Banca d’Italia è stata chiara: i correntisti interessati da addebiti correlati ai soldi versati dalle proprie banche al Fondo di Risoluzione hanno il diritto a vedersi restituire queste somme – conclude Francesco Luongo – e, in mancanza di rimborso spontaneo, potranno chiedere all’Arbitro Bancario e Finanziario di riavere il dovuto attraverso le sedi del Movimento protagonista di questa nuova battaglia a tutela dei risparmiatori”.