Virus e batteri non vanno in vacanza. E anche il cibo in viaggio può giocare brutti scherzi ai viaggiatori che potrebbero rimanere vittima di intossicazioni e infezioni. Lo sa bene il Movimento Difesa del Cittadino da giorni già alle prese con i reclami dei viaggiatori. La malattia più conosciuta è la cd “diarrea del viaggiatore” (DDV) detta anche “vendetta di Montezuma”): secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità colpisce ogni anno fra il 20 e il 30 % dei viaggiatori internazionali, qualcosa come 10 milioni di persone. Le destinazioni a rischio più elevato sono i paesi in via di sviluppo dell’America Latina, dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. La fonte primaria di infezione è l’ingestione di acqua e cibi contaminati dalle feci. Ma ci sono molte altre tossinfezioni che possono derivare dalla contaminazione del cibo come le gastroenteriti.
L’ondata di calore di questi giorni non aiuta di certo anzi rischia di aumentare i problemi di conservazione dei cibi e non è un caso che in alcune località turistiche della Spagna (Costa del Sol, Costa Blanca, Costa Dorada e Benidorm) vi sia stato una impennata di denunce di gastroenteriti del 700% in più dello scorso anno da parte dei turisti inglesi. Ma è solo il caldo o la qualità sempre minore per spuntare guadagni più alti e soprattutto come è possibile difendersi? Il Movimento Difesa del Cittadino ricorda che i cibi cucinati e confezionati sono generalmente sicuri, quindi è bene evitare di consumare carne, pesce e uova poco cotti e verdure crude non sbucciate da voi stessi. Bere solo acqua e bevande in bottiglie sigillate. A rischio anche ghiaccio, tè e caffè. Ma i pericoli si annidano anche nelle mete italiane: viaggiare significa mangiare presso bar e ristoranti, è possibile fidarsi? Innanzitutto, controllate pulizia e condizioni igieniche del locale: sono il primo biglietto da visita per un pubblico esercizio a norma. Controllate lo stato di conservazione del cibo a partire dai frigoriferi ai buffet. I cibi freschi o ad alta deperibilità devono essere esposti in banchi frigo con temperature basse: molti batteri si sviluppano infatti a temperatura medio alte, come il temuto Stafilococco aureus che trova le sue condizioni favorevoli tra i 10 e i 40°C. I cibi caldi devono essere esposti separatamente e a temperature adeguate. In generale i banchi espositori non devono essere troppo pieni di pietanze e cibo. E’ importante conservare sempre la ricevuta fiscale, in caso di spiacevoli sorprese per la vostra salute potrete far valere i vostri diritti!
Infine un consiglio valido sempre, non solo in vacanza: lavarsi le mani prima di consumare o trattare alimenti.
Se nonostante le precauzioni doveste rimanere vittima di una intossicazione alimentare la vostra vacanza potrebbe essere veramente rovinata. Vale la pena considerare la richiesta di risarcimento per danno da “vacanza rovinata” come disciplinato dal Codice del Turismo. Secondo la norma, in caso di pacchetto turistico, “nel caso in cui l’inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni oggetto del pacchetto turistico (…) il turista può chiedere, oltre e indipendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all’irripetibilità dell’occasione perduta”. Il tour operator che ha organizzato il viaggio ne è responsabile ed è quindi essenziale segnalare l’intossicazione e raccoglierne le prove, come ad esempio referti di visite mediche, foto, ecc. Rientrati in a casa, bisognerà inviare una raccomandata di reclamo al tour operator ed alla eventuale agenzia in cui si è prenotato chiedendo il risarcimento dei danni e, solo in caso di esito negativo alla vostra richiesta, valutare un’azione legale.
Il Movimento Difesa del Cittadino è a disposizione con i suoi esperti per tutti i consumatori che, al rientro dal viaggio, vogliano assistenza per ottenere risarcimento da vacanza rovinata.