Continuano a impazzare su media polemiche e fake news sui nuovi bioshopper biodegradabili e compostabili per frutta e verdura a pagamento dal 1 gennaio 2018. Il Movimento Difesa del Cittadino interviene innanzitutto per condannare la disinformazione in atto, che sta gettando letteralmente nel panico consumatori ed esercenti e addita l’industria della plastica tradizionale e la genericità della norma inserita ad hoc dal Governo nel “Decreto Mezzogiorno” (Art. 9 bis comma 5 D.L. n. 91/17 convertito con Legge n. 123/17) in aggiunta al recepimento della Direttiva UE 2015/720 tra i veri responsabili di questo caos.
Le nuove disposizioni riguardano tutte le borse di plastica ultraleggere con i quali nei supermercati i consumatori fanno la pesatura e la prezzatura di pane, frutti, ortaggi, formaggi ed altro ma anche di quelle usate dalle farmacie mentre la direttiva prevede la possibilità dell’uso di sacchetti di carta.
Nel merito delle polemiche l’associazione di consumatori sottolinea che non esiste nessuna “tassa aggiuntiva” rispetto al passato essendo il costo delle buste ultraleggere inserito in quello del prodotto.
I cittadini hanno sempre pagato il prezzo dei sacchetti di plastica necessari per imbustare e pesare frutta e verdura ai supermercati, solo che questo prezzo non era esplicitato nello scontrino a differenza di quanto previsto dalla legge garantendo una trasparenza dei costi che prima non c’era.
Per il Presidente nazionale del Movimento Francesco Luongo: “In questo caos interpretativo con i Ministeri dell’Ambiente e della Salute che sfornano dichiarazioni contraddittorie il problema vero è quello dell’utilizzo dei sacchetti monouso che, come sottolineato anche da Legambiente, si può facilmente superare semplicemente con una circolare ministeriale che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di permettere la pesatura e l’acquisto del prodotto sfuso con sacchetti riutilizzabili ed a norma, come ad esempio le retine, pratica già in uso nel nord Europa”.
L’associazione chiede pertanto al Ministero dell’Ambiente e al Ministero della Salute di porre fine a questo stato confusionale ai danni di consumatori ed esercenti con una Circolare congiunta, colmando anche la gravissima lacuna presente nella norma quanto al prezzo degli shopper di cui dovrebbe essere comunque permesso “l’omaggio” al cliente da parte del commerciante. La legge si limita infatti a stabilire che «Le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati».
Secondo il Movimento Difesa del Cittadino il vero rischio sono proprio le speculazioni sul costo che il consumatore dovrebbe sostenere per l’uso di questi sacchetti non dovrebbe superare 1-2 centesimi di euro, garantendo anche l’ulteriore riduzione dell’uso dei sacchetti di plastica, anche se compostabile, come già fatto coi sacchetti per l’asporto merci (che grazie al bando entrato in vigore nel 2012 in 5 anni sono stati ridotti del 55%).