Ugo Di Tullio è Docente di Organizzazione e Legislazione dello Spettacolo Cinematografico e Teatrale presso L’Università of Pisa, Presidente della Fondazione Angeletti nonché Presidente della ITALY FILM INVESTMENTS; si occupa di consulenze economiche e finanziarie.
È uno dei più noti opinionisti di CINEMATOGRAFO, la trasmissione di Rai1 condotta da Marzullo.
È autore dei testi DIVISMO 3.O (2018); DA CASSINO A HOLLYWOOD (2017) nonché MOVIE CLUSTER E GREEN SET – Il GEA Green Entertainment Act (Edizione italiana 2015 – Edizione francese del 2016) attualmente testo d’esame nell’Università di Pisa (di cui riguardo al teatro sono co autrice).
In questo momento difficile in particolare proprio per le attività d’arte, di intrattenimento e le relative produzioni, chiedo a lui, per competenza, quale siano le reali condizioni sostanziali ed economiche del settore, ed il sentimento degli addetti a vario titolo.
Professore, questa crisi come e quanto ha inciso nel settore cinema e nel settore teatro?
L’impatto economico è pesante. La pandemia ha completamente fermato questi settori. Non eravamo preparati – e d’altra parte come avremmo potuto esserlo? – a chiudere cinema, teatri, ad annullare set cinematografici, spettacoli teatrali, rassegne e festival, senza un preciso orizzonte temporale. Non è possibile quantificare con dati reali le ricadute della pandemia sull’economia della cultura.
Ma vorrei ricordare che dietro ogni singolo prodotto audiovisivo e teatrale c’è un grande lavoro di squadra, e spero che nessuno a partire dall’ultimo della categoria venga dimenticato. Dall’altra parte ci sono i colossi delle piattaforme streaming, che pur avendo anche loro fermato le produzioni, hanno visto crescere le visualizzazioni e gli abbonati. Infine notiamo pure l’impatto sul processo creativo: scrivere, in squadra a distanza, script o sceneggiature, non è facile, seppur FaceTime, Skype o Zoom ci stiano aiutando molto, e così l’immaginazione ha bisogno della realtà per essere nutrita.
Che tempi prevede per la ripartenza di entrambi i settori e per il ripristino dello stato precedente?
Intanto il mondo non tornerà come prima, torneremo ad una nuova normalità, e ci confronteremo con un nuovo pubblico. Prendiamo atto che le donne e gli uomini, le storie, i modelli distributivi, stanno cambiando e dunque il cinema ed il teatro dovranno riflettere questa evoluzione. Non si tratta di una trasformazione, poiché non è un processo che si bloccherà ma continuerà e sarà l’opportunità per introdurre con consapevolezza e responsabilità nuovi aspetti, provando a rilanciare questi settori e l’Italia, partendo innanzitutto dalle idee. Per quanto guarda i tempi, non posso fornire date, ma dagli sviluppi che tutti noi stiamo seguendo, presupponiamo che settembre possa essere il mese della rinascita culturale.
Secondo Lei ci saranno delle attività di intrattenimento che non ripartiranno, o verso le quali il pubblico potrà avere maturato demotivazione ed allontanamento, anche per paura, tali da portare ulteriore crisi?
Sicuramente, di base, dovremmo rinnovare la fiducia nei confronti dei nostri potenziali spettatori, attuando nuove precauzioni e utilizzando una buona comunicazione per riavvicinare le persone: le condizioni per una nuova socialità ci sono- In questi due lunghi mesi, tutti noi abbiamo fruito di moltissimi contenuti online che siano film, o concerti o spettacoli teatrali, perfino rassegne, e questa abitudine ce la porteremo dietro anche una volta finito il lockdown. Non penso però che si sia annullato il bisogno di evadere e vivere luoghi di raccolta e condivisione come il cinema ed il teatro. Abbiamo l’occasione per provare a migliorare l’esperienza di questi luoghi per poter ricostruire quel comfort che abbiamo sperimentato a casa.
Monica Guerritore di recente ha rivolto un appello anche a attraverso i media a rappresentare il Teatro in Tv, per non far sparire gli spettacoli in tournée e mantenere il patrimonio teatrale incantato col pubblico, cosa ne pensa?
Sono d’accordo, come soluzione d’emergenza però, sicuramente vengono a mancare gli elementi esperienziali, ma prendiamo questo momento per riavvicinare il pubblico italiano al teatro, poiché diciamocelo, da molto tempo se ne era allontanato. Hanno dato un forte contributo pure i social, ho visto ed ascoltato piacevolmente testi teatrali letti da casa, in diretta Instagram, da grandi attori come Stefano Accorsi ad esempio. Il Teatro però ha la sua ragione d’essere nel teatro, nel luogo per cui nasce la scrittura e la rappresentazione teatrale. Oggi possiamo vedere gli spettacoli di Eduardo De Filippo in tv perché se ne conservano le riprese, ma Eduardo aveva bisogno di guardare in faccia il suo pubblico, scrutarlo, sentirlo fisicamente vicino.
Ha qualche suggerimento o monito da manifestare ai soggetti del settore o a quelli governativi per contenere i danni e ripartire nel modo migliore possibile? Quali finanziamenti sarebbero necessari?
Abbiamo l’opportunità e la responsabilità di riscrivere il futuro. Purtroppo le misure adottate fino ad ora con il decreto legge Cura Italia non bastano a sostenere questi settori: prendiamo i 600 di identità, che tanti giovani non riesco ad ottenere per mancanza di contributi. Si dovrà ampliare il raggio di azione. L’aiuto statale è fondamentale. Non siamo in America, i finanziamenti pubblici saranno fondamentali, e se chi ci governa ritiene cinema e teatro pilastri della nostra cultura, della nostra identità, allora vanno stanziati finanziamenti a fondo perduto, ampliate e potenziate le forme di tax credit.