Il 5 giugno si è tenuta la Giornata mondiale dell’ambiente 2022, dal titolo Only One Earth (“Una Terra soltanto”): un appuntamento promosso dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) con l’obiettivo di sensibilizzare sui temi della tutela e della salvaguardia della Terra, richiamando tutti ad una presa di coscienza e all’adozione di azioni responsabili davanti alla grave emergenza climatica e ambientale che vive il pianeta. Lo slogan dell’evento è stato “nell’universo ci sono miliardi di galassie, nella nostra galassia ci sono miliardi di pianeti, ma c’è solamente una Terra. Prendiamocene cura”. Un invito serio ad un cambiamento trasformativo su scala globale, che – grazie al coinvolgimento di milioni di persone appartenenti a oltre 150 Paesi nel mondo – non lasci indifferenti sul fronte del clima, della natura, dell’inquinamento, della tutela di ecosistemi e biodiversità, della sostenibilità e che incoraggi ciascun cittadino a vivere e agire in modo sostenibile.
Quest’anno l’evento è stato particolarmente sentito, ricorrendo i 50 anni dalla “Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano” che nel 1972, a Stoccolma, primo consesso internazionale sui temi ambientali, diede l’avvio a un processo globale che ha portato successivamente a risultati considerevoli sul fronte dell’impegno per la sostenibilità, primi fra tutti gli Accordi di Parigi del 2015 e l’Agenda 2030. L’invito a salvare la Terra , in quanto pianeta unico e sistema in cui tutti gli elementi sono interdipendenti, acquista oggi un valore ancora più alto ed importante: l’interconnessione che governa l’ambiente terrestre è infatti un possibile fattore di accelerazione e propagazione dei fenomeni degenerativi e distruttivi, ma può anche essere un veicolo di diffusione di interventi virtuosi e benefici.
Si pensi agli oceani e al benessere dei nostri mari: gran parte delle attività globali dipendono direttamente o indirettamente dalle risorse oceaniche, si stima infatti che i settori economicamente legati agli oceani come la pesca, il trasporto marittimo e il turismo marino contribuiscano per 1,5 trilioni di dollari all’economia globale, occupando circa 31 milioni di lavoratori. Quindi, poiché tali attività rappresentano uno degli assi portanti del sistema globale dell’economia mondiale e forniscono cibo, beni e mezzi di sussistenza a miliardi di persone in tutto il mondo, è impensabile non agire a salvaguardia degli ambienti biomarini!
Non va dimenticata, inoltre, l’influenza dell’ambiente sulla nostra salute e le sue conseguenze in campo economico: gli ambienti alterati e degradati sono responsabili dell’aumento dei decessi, mentre gli ambienti sani proteggono la salute, forniscono servizi sicuri legati all’approvvigionamento di cibo e acqua, limitano gli eventi climatici estremi e svolgono un compito di regolazione nella trasmissione degli agenti infettivi. Questi vantaggi in ambito medico-sanitario hanno una ricaduta anche in termini economici. Tutelare gli ecosistemi e la biodiversità, quindi, non solo previene le spese per le cure sanitarie relative a malattie “ambientali”, ma evita anche di effettuare onerosi investimenti per la messa in sicurezza degli ambienti degradati e a rischio per la popolazione.
In estrema sintesi, l’investimento nel “capitale naturale” non produce profitti immediati ma permette di risparmiare nel lungo periodo garantendo benessere e sopravvivenza a tutto il genere umano. Il valore economico della natura è un dato di realtà che, dal 2020, è oggetto delle ricerche di scienziati ed economisti. Secondo alcuni studiosi della Stanford University, per misurare il benessere di una comunità o di uno Stato è necessario prendere in considerazione, accanto al tradizionale PIL, un altro parametro che tenga conto dei benefici economici generati dalla natura. È il cosiddetto GEP (Gross Ecosystem Product), ovvero il “Prodotto Lordo dell’Ecosistema”, che tiene conto di numerosi dati ambientali quali: estensione di foreste e di terreni fertili, tasso di biodiversità, livello di inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque…. Il GEP può essere combinato con gli indicatori economici tradizionali per valutare con maggiore efficacia gli impatti degli investimenti green nella prospettiva di una reale crescita sostenibile.
Il 18 giugno 2020 l’Unione Europea ha adottato un modello di controllo sugli investimenti sostenibili, la cosiddetta “Tassonomia”, ovvero un report redatto da un gruppo di esperti per individuare le attività economiche sostenibili in grado di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050, come stabilito dal Green Deal europeo. Inoltre, una recente proposta della Commissione intende includere nel panel delle attività sostenibili anche quelle legate al gas e al nucleare. Pertanto le aziende, in collaborazione con le istituzioni finanziarie, i fondi di investimento, le compagnie di assicurazione, le banche commerciali e gli investitori in genere, sono chiamate a concretizzare il loro impegno per la costruzione di un futuro sostenibile, attraverso buone pratiche, quali ad esempio:
- prevedere la “decarbonizzazione” dei propri clienti e privilegiare i titoli di società che perseguono elevati standard ESG;
- rendere noti i dati degli investimenti aziendali relativi a deforestazione, degrado del suolo, produzione di rifiuti e altre pratiche che danneggiano gli ecosistemi;
- effettuare investimenti in attività sostenibili, come la silvicoltura e la pesca, che ripristinano gli ecosistemi e apportano benefici sia all’uomo che alla natura;
- adottare politiche e obiettivi aziendali che orientino capitali, investimenti e finanziamenti verso attività che utilizzano plastica riciclata o materie prime sostenibili;
- assicurarsi che tutte le finanze aziendali interne – comprese le pensioni, i risparmi e le assicurazioni – siano mantenute in portafogli che sostengono iniziative sostenibili che non danneggiano il clima, la salute umana o la natura.
Ma anche i singoli cittadini sono chiamati ad adoperarsi fattivamente per questo cambiamento, ponendo in essere pratiche sostenibili con il potere di ridisegnare le economie locali e nazionali e attivare un processo di trasformazione e rigenerazione economica e sociale. In particolare i cittadini possono:
- fare investimenti etici ovvero indirizzare i propri investimenti verso attività responsabili e distogliere gli investimenti dalle aziende con forte impatto ambientale, come quelle coinvolte nella deforestazione, nell’inquinamento delle acque, nei combustibili fossili o nello sfruttamento intensivo delle risorse;
- adottare soluzioni energetiche sostenibili optando, sia nelle abitazioni che negli uffici, per sistemi di riscaldamento e raffreddamento efficienti che contribuiscono alla salvaguardia del pianeta e garantiscono bollette più basse;
- agire per il risparmio energetico: ad esempio isolando le abitazioni, spegnendo le luci e i dispositivi elettronici quando non sono in uso, utilizzando elettrodomestici ad alta efficienza energetica in modo da ridurre le emissioni e risparmiare denaro.