Ancora una volta sul ‘banco degli imputati’ troviamo la tanto temuta carne equina, che in seguito ai vari ‘scandali’ provocati sul mercato, ha visto tutte le autorità attente ad intensificare i controlli presso le aziende alimentari, per rintracciare prodotti adulterati. Sembra però, ci siano delle ‘attenuanti’ che tranquillizzano i consumatori, che a quanto pare non sono esposti a gravi rischi, così come si pensava. A rilevarlo è una valutazione congiunta dell’ Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali), entrambe d’accordo sul fatto che la presenza di fenilbutazone nella carne sia del tutto illecita, ma non per questo necessariamente tossica, almeno non nella misura in cui vi è contenuta.
Le tracce del farmaco antinfiammatorio rinvenute nelle carcasse equine, infatti, escludono a priori l’inserimento di tale prodotto nella filiera alimentare, ma rimangono comunque molto basse le probabilità di danneggiamento del DNA umano dal momento che le dosi presenti nel prodotto in questione sono davvero minime. Tuttavia rimane una sostanza genotossica, e per questo, data la consulenza dell’ Efsa e dell’Ema , l’UE ha optato per l’introduzione di un affidabile sistema di identificazione per i cavalli e per altri cosiddetti solipedi, al fine di armonizzare i controlli sul fenilbutazone e di migliorare la comunicazione dei dati di monitoraggio relativi a un’eventuale presenza di questa sostanza nei prodotti alimentari.
Certamente è una necessità imprescindibile questa, dal momento che il farmaco usato sia in medicina umana per la cura dell’artrite reumatoide grave, sia in medicina veterinaria per trattare la febbre di cavalli e cani, è tossico per il midollo osseo ed è stato associato ad una rara forma di anemia aplastica. Per prevenire quindi questa tragica ed estrema conseguenza le due agenzie terranno la situazione sotto rigido controllo, seppur precisano che attualmente la probabilità che gli Europei siano esposti al fenilbutazone attraverso il consumo di carne equina è ritenuta alquanto bassa, considerando anche il fatto che il consumo di carne equina non è frequente.
Rassicura inoltre la attività di controllo del nostro Ministero della Salute, su tutto il territorio nazionale, che con il supporto dei Nas, ha analizzato 323 campioni di muscolo equino e 51 campioni di sangue e in nessuno di questi è stata trovata traccia di fenilbutazone. Certo, abbastanza lunga è la lista delle aziende in cui sono state riscontrate delle positività rispetto all’utilizzo di carne equina non dichiarata e stiamo parlando di circa il 20% di quelle controllate, ma tutto sommato la cosa non è particolarmente allarmante.
Ovviamente il cittadino, soprattutto in quanto consumatore, continua a rimanere al centro degli interessi e del lavoro delle autorità sanitarie europee e nazionali, che hanno non solo il dovere di intensificare i controlli, ma soprattutto di rendere sempre più rigidi e fiscali i parametri da rispettare nell’ambito della filiera alimentare, per preservare il più possibile la salute pubblica.
A cura di Rosita Conte