E’ stato recentemente lanciato sul mercato l’ennesimo latte “di crescita”, Mukki Bimbo, realizzato dalla collaborazione tra il prestigioso Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze e l’azienda Mukki. Numerose le proteste di consumatori e operatori sanitari:autorevoli pareri infatti definiscono i latti di crescita inutili se non addirittura dannosi, e il fatto che un celebre ospedale promuova un prodotto simile ha dell’incredibile.
IBFAN Italia, assieme a BabyConsumers e Movimento Difesa del Cittadino lanciano un appello attraverso una lettera aperta, per informare i cittadini e per chiedere che venga tolto dalle confezioni di Mukki Bimbo e dalle pubblicità ogni riferimento ad istituzioni
sanitarie pubbliche.
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Ecco il testo della lettera aperta (disponibile in formato pdf):
Latti “di crescita”? No grazie!
Molte segnalazioni ci sono pervenute da consumatori, operatori sanitari, associazioni no profit, riguardanti il recente lancio sul mercato toscano del latte di crescita Mukki Bimbo, rivolto a bambini da 1 a 3 anni e prodotto dalla centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.
Cosa ha di diverso il Mukki Bimbo da tutti gli analoghi prodotti già presenti sul mercato da diversi anni?
Mukki Bimbo è un prodotto fresco (si trova nel banco frigorifero) e a distribuzione locale (viene infatti prodotto dalla Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, società a partecipazione pubblica) ma è anche il primo ad essere raccomandato da una prestigiosa istituzione pubblica e a vantare in etichetta la dicitura “studiato in collaborazione con gli esperti di nutrizione infantile dell’Ospedale Pediatrico Meyer”.
L’Ospedale Meyer è il principale presidio pediatrico toscano e da circa 15 anni si avvale del sostegno e della collaborazione da parte della Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, ma mai finora si era verificato che un Ospedale pubblico patrocinasse il lancio di un prodotto commercialedestinato all’alimentazione infantile.
La cosa ci sembra particolarmente grave, tuttavia ci auguriamo che rappresenti l’occasione per una riflessione collettiva ed istituzionale non solo sulle collaborazioni di presidi sanitari con le industrie, ma anche e soprattutto sull’effettiva utilità dei latti di crescita e sull’opportunità di proporli ai bambini.
Infatti oggi, grazie alle martellanti campagne pubblicitarie che fanno leva sul giusto e legittimo desiderio di ogni genitore di fare il meglio per il proprio bambino fin dai primi anni, è ormai diffusa l’abitudine di sostituire il latte materno o artificiale di proseguimento con il latte di crescita, proposto per bambini da 1 a 3 anni. Tuttavia mai come in questo caso è evidente che non sempre il mercato alimentare offre le migliori soluzioni per il consumatore e non sempre utilizzapratiche di marketing obiettive e trasparenti.
Questi latti sono presentati come utili a favorire una crescita sana ed equilibrata, tuttavia la realtà è ben diversa:
1. I latti di crescita sono inutili
Questa è la critica principale che da sola può bastare: infatti non risultano studi che provino l’utilità dei latti di crescita, per bambini di età superiore all’anno di vita. Viceversa, esiste la presa di posizione dell’EFSA (European Food Safety Agency), ed una dichiarazione della stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, che indicano come non vi siano elementi ad oggi per ritenere utile l’uso di questi latti formulati.
Anche alcune associazioni di consumatori, in Italia e Gran Bretagna, e il “Bundesinstituts für Risikobewertung” che, in Germania, fa da consulente per il Ministero per gli Alimenti, l’Agricoltura e la Protezione dei Consumatori, sono giunte alle stesse conclusioni e mettono addirittura in guardia contro possibili effetti negativi dell’uso dei latti di crescita: l’alto contenuto di zuccheri, ed il conseguente sapore dolce, potrebbe influenzare le preferenze del bambino per i cibi dolci e favorire sovrappeso e obesità.
Sfidiamo chiunque, produttore/rivenditore di latti di crescita, o esperto in nutrizione infantile, a dire il contrario e a dimostrarlo.
2. I latti di crescita sono costosi
Il problema economico è oggi centrale per le famiglie e non è giusto che aziende pubbliche incentivino i genitori all’acquisto di un prodotto inutile per il quale dovranno spendere anche di più: mezzo litro di latte di crescita Mukki Bimbo costa come un litro di latte fresco intero.
3. I latti di crescita possono interferire con l’allattamento materno
La spinta commerciale di un latte di crescita, al di là di quanto scritto in etichetta, inevitabilmente crea incertezze tra i consumatori e condiziona negativamente l’allattamento materno raccomandato anche ben oltre il primo anno di vita, sia dall’OMS che dal nostro Ministero della Salute. Infatti, frasi come: “Dopo il primo anno di vita, per avere un apporto giornaliero completo, i bambini dovrebbero bere 500 ml di latte formulato ogni giorno” cozza con le attuali raccomandazioni sull’allattamento al seno.
4. La promozione dei latti di crescita è in contrasto con il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno
Se vengono promossi per fasce di età in cui è ancora raccomandato l’allattamento naturale, rientrano a pieno titolo nell’applicazione del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e quindi non possono essere promossi al pubblico, tanto meno con l’avallo di operatori o strutture sanitarie o addirittura al loro interno (come avviene con il latte Mukki Bimbo nei locali dell’Ospedale Pediatrico Meyer). Tutto questo ha un particolare valore nella Regione Toscana che si è impegnata a rispettare il Codice con la delibera 1095 del 2.11.2004 e con il protocollo di intesa sottoscritto con UNICEF nello stesso anno. Possibile che il principale Ospedale Pediatrico toscano ignori tutto questo?
5. La promozione dei latti di crescita è in contrasto con l’educazione alimentare, impegno condiviso di ogni Regione
I latti di crescita non sono prodotti “ricchi di natura”, come recita lo slogan del Mukki Bimbo, ma vere e proprie formule industriali grazie all’aggiunta di acqua, saccarosio, lattosio, aroma di vaniglia,vitamine, minerali, ferro, fibre, acidi grassi essenziali. La loro promozione ha ben poco a che fare con quella di sane abitudini alimentari a partire dall’infanzia!
L’educazione alimentare dovrebbe fare parte delle politiche di ogni regione, di ogni istituzione sanitaria e di ogni pediatra con modalità sia pure diversificate, ma coordinate e indipendenti da interessi commerciali. La promozione, il sostegno e la difesa dell’allattamento rimane al centro delle attenzioni dedicate alla prima infanzia seguita da una costante attenzione al consumo di alimenti freschi, naturali e diversificati (facenti parte della normale dieta della famiglia) ed al mantenimento di corretti stili di vita . L’alleanza tra istituzioni sanitarie, specialmente se pubbliche, e consumatori, specialmente se bambini, è la condizione perché questo diventi un progetto di salute efficace.
Chiediamo che venga tolto dalle confezioni di Mukki Bimbo e dalle pubblicità ogni riferimento ad istituzioni sanitarie pubbliche.
Chiediamo inoltre che ai genitori e ai consumatori vengano dati chiarimenti da parte delle autorità sanitarie.
Ci auguriamo che in futuro si faccia maggiore attenzione e che episodi simili non si verifichino più.
Firmato:
IBFAN Italia ( www.ibfanitalia.org E-mail: segreteria@ibfanitalia.org )
BabyConsumers (www.babyconsumers.it E-mail: info@babyconsumers.it)
Movimento Difesa del Cittadino ( www.difesadelcittadino.it E-mail: info@mdc.it )
Riferimenti:
http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/131025.htmhttp://www.who.int/nutrition/topics/WHO_brief_fufandcode_post_17July.pdf
http://www.ibfanitalia.org/unindagine-dettagliata-sui-latti-di-crescita/
http://www.bfr.bund.de/en/press_information/2011/29/toddler_milk_drinks_are_not_better_than_cow_milk-126749.html
http://www.altroconsumo.it/alimentazione/nc/news/latti-di-crescita-inutili-e-costosi-test-salute-82