Oggi è il Safer Internet Day, giornata istituita dalla Commissione Europea per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei nuovi media tra i più giovani. E oggi va in scena la Rete e le sue storie di vita: storie sempre più giovani e sempre meno virtuali. Il teatro della Cometa, in pieno centro a Roma, è pieno, le luci spente e il sipario si alza.
Il pubblico ha un’età media di 16, forse 17 anni ed è in silenzio. Via l’esuberanza, via il chiacchiericcio tra compagni di classe, via tutto. Per una volta tanto si parla di loro, dello spazio in cui vivono la maggior parte del tempo quando non sono tra i banchi, del luogo dove tutto è bello e vincente o dove si possono vivere incubi peggiori della realtà. Si parla di Internet e di social network.
Sul palco, tre attori con tre storie legate insieme dalla scuola e dal web. C’è Giulio, ragazzino vessato da insulti e battute da parte di compagni “fighi”. Odia la scuola, odia farsi vedere in giro, mente ai genitori per non deludere l’idea che si sono costruiti di lui e mente a se stesso creando una vita parallela sul web in cui poter essere tutto quello che non è in quella vera. In rete trova amici, è apprezzato e si sente forte. Poi c’è Elena, quella che dei social sa tutto, sa come usarli per farsi i fatti degli altri senza far sapere niente di lei e che con un post sul suo blog può decidere le sorti della “popolarità” positiva o negativa dei suoi compagni di scuola. In quella foresta di contatti e legami, lei è il capo e non ha paura di perdersi. E poi Francesca, una ragazza normale, con dei sogni normali, con una famiglia normale, a cui piace ancora uscire con le amiche e condividere emozioni reali. Un paio di foto scambiate sul cellulare con il suo ragazzo, il telefonino che finisce nelle mani sbagliate e le due immagini che fanno il giro della scuola, delle bacheche di Facebook cambiando in un attimo la sua vita, per sempre.
Storie come queste appartengono ormai a tanti adolescenti e pre-adolescenti della “generazione connessa”. Usano Internet dalle 5 alle 10 ore al giorno, in qualunque luogo si trovino la Rete è con loro e delle Rete sanno tutto ma forse non ancora abbastanza. Nel corso del dibattito che ha seguito la rappresentazione, i ragazzi presenti in sala hanno fatto emergere le loro considerazioni, i loro dubbi e le loro (a volte false) convinzioni. “Un profilo Facebook non è pericoloso!”, dice Chiara. “Le foto su Internet? Certo che si possono cancellare!”. Ma forse non per tutto basta un clic. Per raccontare una brutta storia di cui si è protagonisti serve il coraggio, per stare vicino ad un amico in difficoltà serve empatia e per trovare una soluzione ad un problema c’è bisogno di qualcuno che ascolti. Proprio l’ascolto è alla base del nuovo progetto “Se mi posti ti cancello” lanciato da Generazioni Connesse, Safer Internet Center italiano che vede la partnership tra Ministero dell’Istruzione, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Polizia Postale e delle Comunicazioni, Save The Children, Telefono Azzurro, Cooperativa EDI, Movimento Difesa del Cittadino.
La campagna è un invito a tutti gli adolescenti a raccontare le loro vite digitali e condividerle per non restare da soli in uno spazio così grande come solo Internet può diventare. L’idea, come sottolinea Giovanna Boda, Direttore per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Miur, “è di essere connessi tutti, giovani e adulti, per creare una rete di legalità e amicizia. Comprendere è il primo passo per fare”.
Di Elena Leoparco