“Che il cittadino contribuente sia da anni letteralmente depredato da una fiscalità locale fuori controllo e da aliquote ormai insopportabili per strati sempre più ampi della popolazione è una realtà, ma che ogni settimana si debbano scoprire veri e propri inganni ai danni del contribuente non è più sopportabile”.
E’ quanto afferma il Presidente Nazionale del Movimento Difesa del Cittadino, Francesco Luongo, rispetto alla grande truffa della” quota variabile” della tassa rifiuti moltiplicata da centinaia di Comuni sulle pertinenze, svelata direttamente dal Sottosegretario all’Economia, Pier Carlo Baretta Baretta, in sede di risposta ad una interrogazione parlamentare.
Dopo l’applicazione illecita di tariffe diverse, più alte per i non residenti, che abbiamo denunciato il mese scorso, eccone un’altra ancora più grave – rilancia Luongo – Nella Tares, e quindi anche nella Tari che l’ha sostituita dal 2014, “la parte variabile della tariffa va computata una sola volta, considerando l’intera superficie dell’utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze situate nello stesso Comune”. “Nel caso, di abitazioni a cui siano collegate pertinenze come il garage o la cantina, il calcolo corretto deve sommare i metri quadrati, e poi applicare le tariffe. Il calcolo illegittimo divide invece l’abitazione dalle sue pertinenze e replica la quota variabile per le stesse, come se la presenza di garage e cantine moltiplicasse la capacità degli abitanti di produrre rifiuti (la quota variabile serve a misurare il conto sulla base dell’utilizzo del servizio)”.
Stando ai primi calcoli del Sole 24 Ore l’aggravio dei costi è enorme: per una famiglia di quattro persone che vivono in un appartamento da 100 metri quadrati con box e cantina, il calcolo corretto della Tari sarebbe di 391 euro all’anno, mentre quello illegittimo la gonfia fino a 673 euro.
“Un artificio contabile ai limiti della truffa – conclude il Presidente del Movimento Difesa del Cittadino – La tassa rifiuti è tra i balzelli più odiati dai cittadini perché, di fatto, è una vera patrimoniale sui metri quadri della propria casa a prescindere dalla produzione di rifiuti e dal servizio di raccolta e smaltimento spesso inefficiente o del tutto assente. Per fortuna la giurisprudenza sta affermando che i cittadini non sono soltanto bancomat da spremere a piacimento da parte di Comuni incapaci di gestire i servizi indispensabili.
E di recente la Suprema Corte ha condannato il Comune di Napoli a riconoscere ad un contribuente la riduzione della tassa rifiuti del 40% a causa dell’assenza del servizio di raccolta e spaiamento avvenuta durante una delle tante crisi del servizio. A tal proposito abbiamo lanciato attraverso i nostri sportelli territoriali una campagna per i contribuenti finalizzata a chiedere il rimborso di quanto pagato illecitamente negli ultimi 5 anni per la moltiplicazione illecita della quota variabile. Le indicazioni del MEF aprono la strada anche a possibili richieste collettive, con ricorsi al giudice tributario per la disapplicazione delle delibere illegittime se la risposta del Comune è negativa”.